Mentre a Zurigo su bus, tram e treni a pubblicità totale i finestrini vengono lasciati liberi, a Lugano sempre più bus, quatti quatti, circolano avvolti in un mantello pubblicitario integrale e completo che dà a non pochi viaggiatori la sensazione di spostarsi all’interno di una scatola chiusa.
Più per curiosità che per critica ho interpellato qualche tempo fa l’Impresa interessata, che mi ha prontamente e gentilmente risposto dicendo due cose (cito):
Uno: “La pellicola adesiva utilizzata dal gestore delle pubblicità affisse sui nostri bus [...] è omologata e certificata rispetto alle normative vigenti”.
Due: “La durata media dei viaggi sui bus urbani è tendenzialmente più corta di quella sui treni”.
Ringrazio per la risposta e provo un’interpretazione dei due punti.
Uno: bene; siamo nella legalità.
Due: ok (a parte che a Zurigo i finestrini restano liberi su tutti i mezzi, non solo sui treni), forse segnalare che “dura poco” non è un po’ come dire che il disagio probabilmente c’è ma è sopportabile perché corto?
Suppongo che la competenza degli addetti ai lavori come pure l’importanza dell’interesse pubblicitario/finanziario in gioco siano pari a Zurigo come a Lugano. Constato che le scelte che vengono fatte nelle due città sono diverse. Piccole diversità – per carità! (Anche se in cuore mio spero di non dovermi mai recare da Milano a Roma avvolto in un Frecciarossa a pubblicità integrale).
In un certo senso è come per la mutazione climatica, dove un sistema che sta perdendo l’equilibrio ci dà segnali più o meno piccoli, per cui si nota quel momento ma poi ci si dimentica, si rimuove. Alle piccole cose si fa in effetti l’abitudine. Visto che siamo in estate io ho pensato di annotarla questa piccola differenza di attenzione “da viaggio”. Perché l’esempio dal mondo dei trasporti riportato qui è naturalmente marginale e forse anche (troppo) banale. Un po’ me ne scuso, ma se ci pensi però…