laR+ IL COMMENTO

Nodo intermodale, moltitudini spaccate. La portata cantonale è un’incognita

Le ragioni dei referendisti contro un massiccio sostegno politico che va oltre il Locarnese. Ma il 15 giugno conterà anche la pancia

In sintesi:
  • Dalla parte dei favorevoli tutto l'apparato istituzionale
  • Ma per andare alle urne sono state raccolte quasi 10mila firme
(Ti-Press)
10 giugno 2025
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Da qualche giorno circolano due immagini del possibile futuro di piazza Stazione a Muralto. Nella prima, quella ufficiale e ormai datata del Dipartimento del territorio, l’ampia superficie è libera e accogliente, occupata da pedoni che tranquillamente passeggiano su un selciato nuovo di zecca che lambisce l’entrata sud dello stabile della stazione. Nel progetto cantonale di nodo intermodale quella viene definita Zona Incontro ed è una specie di paradiso in terra, dove dei bus, misteriosamente, non v’è traccia. La seconda immagine, appena realizzata sul Pc di casa da un grafico, ricalca la prima, ma a mancare sono i pedoni, perché tutto lo spazio disponibile è occupato da due articolati che si dirigono verso la nuova pensilina prevista a ridosso di via della Stazione. Anche messa così la piazza sarà una Zona Incontro, ma molto simile a quella mai decollata nella Città Vecchia di Locarno: un intenso traffico di transito perché di mezzi simili, in quel posto, ne circoleranno 250 al giorno (più i taxi).

È probabile che l’immagine “abbrutita” dai bus in colonna meglio rappresenti la realtà dei fatti nel caso in cui il 15 giugno la popolazione ticinese voterà “sì” al credito oggetto di referendum, dando così il via ai lavori. Quanto ciò possa o debba contare in una visione più generale sulla stazione, sul suo ruolo regionale e sulle necessità di migliorare la situazione rispetto a quella attuale, dipende dai punti di vista. Sappiamo per contro con certezza che le maggiori resistenze a livello locale si giocano proprio ed esattamente lì: sulla futura fruibilità di piazza Stazione e della stradina da cui vi accederanno i mezzi pubblici diretti ai loro stalli. Parliamo dell’ormai famoso viale Cattori, arteria costeggiata da commerci che è assurta a simbolo della resilienza economica e turistica di un comparto comprendente anche il lungolago e che si è fatta manifesto, poi petizione con 4’500 firme e infine domanda di referendum con quasi 10mila sottoscrizioni.

Va detto che la battaglia dei referendisti non si combatte contro il nodo intermodale, ma contro questo nodo intermodale. Un progetto che, lamentano i contrari, colpisce appunto la parte più pregiata di Muralto, non sfrutta il grande sedime Ffs a nord della stazione e non prevede alcun sottopasso per risolvere il problema degli attraversamenti pedonali di una già intasata via della Stazione. Due domande cui davvero è difficile rispondere è se vi siano reali alternative ed eventualmente quanto esse siano concrete.

Ma questi sono frammenti di memoria collettiva locarnese che è facile immaginare quanto (poco) possano interessare a un cittadino di Airolo o a uno di Balerna. Nelle valutazioni dei ticinesi peseranno altri criteri, a partire dalla voglia o la disponibilità di pronunciarsi su qualcosa di oggettivamente lontano. Poi c’è da capire il peso specifico della valanga di pareri favorevoli al credito: dai sindaci del Locarnese ai membri di tutti i gruppi del legislativo cittadino, dall’Ata alle Fart, dall’Associazione per la pianificazione del territorio al comitato interpartitico cantonale a sostegno; e, ancora, dalla Cit scavallando il Ceneri, con i Cittadini per il Territorio del Luganese.

Ma alle urne ci sarà anche la pancia: pollice alto, sostengo; pollice verso, boccio, perché quei locarnesi sempre litigiosi a un certo punto si arrangino. Se non è una ruota della fortuna, le assomiglia parecchio.