laR+ IL COMMENTO

I numeri sono numeri, il futuro incerto e la fine sempre vicina

L’ipocrisia del governo (e non solo) sulle prossime votazioni: invocare la conservazione dello status quo denota un netto scollegamento dalla realtà

In sintesi:
  • Le statistiche evidenziano che in Ticino le fortune dei grandi contribuenti negli ultimi anni sono aumentate considerevolmente
  • Mentre i salari ticinesi sono inferiori del 15/20% rispetto al resto della Svizzera i premi di cassa malati sono i più alti nella medesima percentuale
Scollegati dalla realtà
(Repubblica e Cantone Ticino)
12 settembre 2025
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«I numeri sono numeri», afferma il direttore del Dfe Christian Vitta, al momento di argomentare come mai il Consiglio di Stato è contrario non soltanto all’iniziativa socialista per fissare un tetto massimo del 10% per i premi di cassa malati, ma anche a quella della Lega per la cosiddetta deducibilità integrale dei premi che propone il quasi raddoppio delle soglie deducibili, e dove “integrale” sembra fare riferimento alla possibilità che verrebbe data ai contribuenti particolarmente facoltosi di “integrare” alla voce ‘Oneri assicurativi e interessi di capitali a risparmio’ importi relativi ad altre spese che c’entrano poco o nulla con il peso sempre più insopportabile dei premi di cassa malati per molte persone e famiglie.

Siccome “i numeri sono numeri”, alcuni vale la pena passarli in rassegna: in Ticino l’ente pubblico – tra Cantone e Comuni – spende (pardon, investe) 200 milioni di franchi in sgravi fiscali attraverso le deduzioni per oneri assicurativi. Una cifra che mette il Ticino largamente al primo posto come il cantone più “generoso” con i contribuenti facoltosi i quali, tenuto conto dell’imposizione progressiva e proporzionale al reddito, più ne beneficiano. La differenza tra gli sgravi concessi in Ticino e la media intercantonale segna un più 80/100%. Se il 28 settembre dovesse venir accolta l’iniziativa leghista, la cifra complessiva a carico del Cantone nel suo tentativo di “trattenere” i buoni contribuenti (che, stando a quanto va affermando qualche prestigioso accademico, sarebbero persone che vivono con le valigie pronte), lieviterebbe a 300 milioni di franchi. Guarda caso, gli stessi identici milioni che le varie stime indicano costerebbe l’iniziativa del 10%.

C’è addirittura qualche economista domenicale, o presunto tale, che provando a portare acqua al proprio mulino ha tirato fuori dal cassetto la vecchia e cara ‘Curva di Laffer’: teoria in voga tra i reaganiani degli anni 80, in cui si sostiene che c’è un livello di pressione fiscale oltre il quale l’attività economica risulta non più conveniente, il che porta a una diminuzione del gettito. Questo per dire che ogni sgravio sarebbe uno “stimolo” al famoso “sgocciolamento della ricchezza” (mai pervenuto), mentre qualsiasi aggravio impositivo risulterebbe controproducente visto che i ricchi o scapperebbero via oppure lavorerebbero meno. Ricatti più o meno velati che anche il governo ripropone quando profetizza “l’apocalisse” in caso di doppio sì il prossimo 28 settembre.

I numeri sono numeri, si diceva: le statistiche evidenziano che in Ticino le fortune dei grandi contribuenti negli ultimi anni sono aumentate considerevolmente. Rischio di fuga? Pressoché nullo, soprattutto per quanto riguarda i grandi potentati nostrani. Le stesse statistiche però indicano che i salari ticinesi sono inferiori del 15/20% rispetto al resto della Svizzera, mentre i premi di cassa malati sono i più alti nella medesima percentuale; che il saldo demografico naturale è negativo; e che la popolazione invecchia a causa della fuga (questa sì, certificata) dei giovani ticinesi alla ricerca di prospettive più incoraggianti.

Fatto sta che in tutto questo dibattito emerge un’ipocrisia di fondo dal discorso governativo (e non solo): invocare la conservazione dello status quo, ritenuto il migliore dei mondi possibili, denota un netto scollegamento dalla realtà. A poco valgono le speculazioni sulla paura: come diceva Jim Morrison “il futuro è incerto e la fine – avanti di questo passo, ndr – è sempre vicina”.