laR+ IL COMMENTO

La doppia iniquità (assoluta e relativa) dei premi di cassa malati

Per il tetto del 10% serve un modello efficace e in grado di raccogliere un ampio consenso popolare? Lo sguardo va rivolto verso l’imposta sulla sostanza

In sintesi:
  • Questo giornale comprende e sostiene il principio che sorregge l’iniziativa del 10%; non condivide però la strategia messa in atto dagli iniziativisti
  • Perché non pensare a una sorta di ‘imposta Ripam’?
  • In questa ipotesi a passare alla cassa sarebbero i grandi potentati nostrani
La votazione del 28 settembre non riguarda alcun ‘cerotto’ bensì la ‘radice’ dell’assunto
(Ti-Press)
16 settembre 2025
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Il peso sempre più insopportabile dei premi di cassa malati sulle spalle dei cittadini che non beneficiano dei sussidi (o che ricevono un aiuto minimo), e che allo stesso tempo non si annoverano tra i miliardari, ha una doppia valenza: assoluta e relativa. Da un lato c’è, appunto, il fardello concreto della fattura mensile, che può rappresentare pure un problema per chi spende il 7/8% del suo reddito disponibile per pagare l’assicurazione sanitaria, ma a maggior ragione per chi si vede costretto a destinarvi più del 10% delle proprie entrate. Emerge accanto un’altra difficoltà, legata al profondo senso di iniquità di un sistema in cui il docente, l’operaio, il poliziotto, l’infermiere, il pensionato pagano lo stesso identico premio del grande imprenditore, finanziere, palazzinaro ecc. Ergo: questo giornale comprende e sostiene il principio che sorregge l’iniziativa del 10%; non condivide però la strategia messa in atto dagli iniziativisti. E siccome non ci risulta di essere in Cina o Corea del Nord, di fronte a un tema così importante anche certe opinioni divergenti possono trovare spazio. Se non altro per permettere a chi non considera la proposta socialista il frutto di un’utopia o di un ragionamento semplicistico di riaffermare – o di affinare – le proprie convinzioni.

Strategia, si diceva. Quella degli iniziativisti denota un alto grado di ingenuità. Ecco perché viene da chiedersi se la dichiarazione pubblica secondo la quale il potenziamento della Ripam andrebbe finanziato attraverso un aumento generalizzato delle imposte, non sia dettata dal timore inconscio di un eventuale successo. Qui non si tratta, come va dicendo qualche testa pensante della sinistra, di barattare un punto percentuale o due dei consensi. Qui siamo in zona “autosabotaggio”. Se la questione fosse quella di mettere, nero su bianco, un modello di finanziamento efficace e in grado di raccogliere un ampio consenso popolare, lo sguardo andrebbe rivolto esclusivamente verso l’imposta sulla sostanza. Perché non pensare a una sorta di ‘imposta Ripam’, per esempio? Un meccanismo di imposizione progressiva – e indicizzabile seguendo il delta tra l’aumento dei premi e della ricchezza rispetto a quello (pressoché nullo) dei salari e delle pensioni – che vada a prelevare un contributo scaglionato sulla sostanza netta superiore ai cinque milioni di franchi. Una tassa compresa tra lo 0,3 e l’1%, da applicare su patrimoni complessivi di almeno 40 miliardi di franchi detenuti da poco più di duemila persone. Così il tetto del 10% per i premi diventerebbe sostenibile a tutti i livelli, ora e in futuro. E il rischio di fuga? Anticipiamo subito l’obiezione degli “esperti”: in questa ipotesi i globalisti stranieri non sarebbero nemmeno toccati. Qui a passare alla cassa sarebbero i grandi potentati nostrani, che oggi pagano premi uguali ai nostri, e per i quali il legame col territorio è condizione sine qua non della propria fortuna.

A pensarci bene, la votazione del 28 settembre non riguarda alcun “cerotto” bensì la “radice” dell’assunto: la concentrazione della ricchezza. Alziamo dunque l’asticella: se la dirigenza socialista dovesse perseverare con la sua bizzarra strategia – che probabilmente porterà a una sconfitta “dignitosa” – riteniamo lecito attendere che tra i titoli del giorno dopo ci siano pure le dimissioni dei co-presidenti da inserire. Qualora invece, nonostante gli “orrori” non forzati, il Ps dovesse spuntarla alle urne, il sottoscritto si impegna ad arrivare a piedi fino a Lumino portando sottobraccio, incorniciata, la storica – e trionfale per i compagni – prima pagina del lunedì.