Architettura

Thermal Governance, equilibrio tra sole e ombra

Le città, sempre più calde, stanno diventando una sfida anche dal punto di vista architettonico. Come gestire la temperatura nei vari periodi dell’anno?

L’uso di materiali innovativi, la presenza di alberi e un approccio multidisciplinare sono alla base di una corretta gestione delle condizioni termiche
(Depositphotos)

In particolare di notte, quando gli edifici rilasciano il calore cumulato durante il giorno, nelle città la temperatura è superiore a quella nelle zone rurali circostanti. Il riscaldamento globale pone dunque nuove sfide agli agglomerati urbani, costringendoli non solo a pensare a come lottare contro le cosiddette isole di calore, ma anche a ripensare la relazione tra costruzioni e qualità degli spazi pubblici. Di solito si pensa che per eliminare un’isola di calore sia sufficiente aumentare la presenza di alberi e di verde urbano; in realtà gli esperti raccomandano anche altre misure, come l’uso di materiali edili innovativi, in un approccio più globale e interdisciplinare.

Per affrontare quest’emergenza, l’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana ha presentato il progetto innovativo di Thermal Governance, un approccio che mette al centro della sua azione la distribuzione di sole e ombra negli ambienti urbani. Il modello sviluppato si concentra dunque sul raggiungimento di un non facile e spesso precario equilibrio: garantire la presenza del sole nei mesi più freddi e generare ombra protettiva durante le nostre sempre più torride estati.

Curato dal professore straordinario Sascha Roesler e dall’assistente dottorando Julian Raffetseder, questo progetto è stato scelto per fare parte della Swiss Pavilion Exhibition all’Esposizione universale di Osaka, inaugurata lo scorso 13 aprile e che si concluderà il 13 ottobre; ciò che ha catapultato la ricerca dell’Usi su un palcoscenico internazionale di grande prestigio. Abbiamo posto loro alcune domande per comprendere meglio di cosa si tratta e quali sono le sue implicazioni.

Attualmente, dati alla mano, le città si stanno sempre più riscaldando. Possiamo ancora intervenire per abbassare la temperatura, o giunti a questo punto, dobbiamo accontentarci di non farla crescere troppo?

L’obiettivo primario deve essere la riduzione delle emissioni di CO₂. Senza questo, il calore urbano continuerà ad aumentare. Allo stesso tempo, dobbiamo adattare le città affinché rimangano vivibili durante gli eventi di calore. Le misure di prevenzione del calore sono secondarie; è riducendo le emissioni che stabilizzeremmo il clima a lungo termine.

In generale, quali interventi sono necessari negli spazi urbani?

Gli spazi urbani devono essere valorizzati per la loro eterogeneità microclimatica. Oltre a essere ‘isole di calore’ durante la notte, offrono anche ‘isole fresche’ durante il giorno in cortili, parchi, porticati o spazi interni. È importante identificarle, preservarle e coltivarle. Ciò significa de-sigillare il suolo per favorire l’infiltrazione dell’acqua, garantire ombra e consentire la ventilazione.

Concretamente, come può intervenire un architetto?

Queste qualità devono essere considerate fattori progettuali importanti, oltre al puro aspetto visivo. Architetti e urbanisti devono comprendere che la forma degli edifici incide sulla sigillatura del suolo, sulla ventilazione e sulla distribuzione dell’ombra. Con il cambiamento climatico non possiamo affidarci all’esperienza abituale: dobbiamo anticipare attivamente le condizioni climatiche future.

Alberto Canepa/UsiCaldo-freddo da un’altra prospettiva

È una questione di forma degli edifici, di materiali utilizzati o di entrambi?

Non esiste una soluzione unica. Sia la forma sia la materialità influenzano il microclima. Allo stesso tempo, non si tratta solo di un problema tecnico, ma anche sociale. Il nostro obiettivo non dovrebbe essere quello di raffreddare intere città, bensì di garantire condizioni termiche confortevoli nei luoghi in cui le persone sono effettivamente presenti e ne hanno bisogno.

Di recente all’Expo di Osaka avete presentato il concetto di Thermal Governance. Qual è l’idea alla base di questo progetto?

Thermal Governance mette in evidenza che l’adattamento climatico urbano è in ultima analisi un’impresa politica. Nello spazio urbano condiviso si incontrano infatti interessi e priorità diverse, che richiedono un dibattito pubblico. Il progetto presentato, la ricerca di dottorato di Julian Raffetseder, ha testato questo concetto in merito alla distribuzione di sole e ombra in una futura ‘Vienna subtropicale’. Nelle giornate calde, l’ombra è il fattore principale che influisce sul comfort termico umano, e gli edifici ne sono i principali fornitori. Il progetto mira a bilanciare l’accesso alla luce durante tutto l’anno con il bisogno di ombra estiva. In fondo, le città sono fatte di edifici, e questi forniscono ombra gratuitamente.

Come è possibile modulare sole e ombra negli ambienti urbani, spesso già edificati?

Le città sono in costante trasformazione e affrontano una crescente domanda di nuove abitazioni, spesso incontrando resistenza da parte dei residenti. Il concetto di Thermal Governance offre, tra le altre cose, una logica per strategie di ombreggiamento più mirate, definendo dove l’aumento delle altezze edilizie sia utile e dove invece preservare spazi aperti. Invita al dibattito pubblico su quanta luce solare e quanta ombra debbano avere le nostre città e come raggiungere questo equilibrio. Le misure possono spaziare da vele parasole temporanee e piantumazione di alberi, a estensioni edilizie progettate strategicamente.

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Potreste fare qualche esempio?

Molte città europee puntano ad aumentare la copertura arborea per garantire ombra. A volte le strade vengono coperte con vele parasole durante l’estate. Le vie strette e i portici delle città meridionali forniscono naturalmente ombra. Il progetto di Osaka propone un approccio simile: invece di restringere uniformemente le strade, si creano momenti strategici di ombra, producendo un paesaggio urbano più eterogeneo.

Come è stato accolto il progetto?

Le città sono sempre più consapevoli dell’importanza dell’ombra estiva, ma non sanno come fornirla. Gli alberi sono preferiti, ma non possono essere piantati ovunque e soffrono di stress dovuto a calore, scarsità d’acqua e forte esposizione solare. I rappresentanti urbani hanno apprezzato la rivalutazione dell’ombra prodotta dagli edifici, sottolineando equilibrio e possibilità di scelta. È esattamente ciò che il progetto intende testare e avviare.

Sinceramente, pensate che possa avere un’applicazione pratica, o resterà mera teoria?

La forma e l’altezza degli edifici sono temi delicati per i residenti urbani. Questo progetto invita a un dibattito pubblico sull’importanza del sole e dell’ombra e su come le città debbano distribuirli. Possiamo imparare dalle città del sud con strade strette e cortili freschi. Dobbiamo recuperare questa conoscenza storica per progettare città adatte al clima che verrà.

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