Dopo fiumi di parole, critiche e dubbi, ecco le rassicurazioni per bob, skeleton e slittino: pure loro saranno dei Giochi
Finalmente, dopo fiumi di parole, dubbi e supposizioni, ecco la buona notizia: «La pista è pronta». Parola di Ivo Ferriani, presidente della Federazione internazionale di bob (Ibsf), che fanno dunque intravedere la luce in fondo al tunnel per l'impianto di Cortina d'Ampezzo che ospiterà le gare di bob (skeleton e slittino) dei Giochi olimpici del 2026.
Ivo Ferriani conserva un bel ricordo di Lake Placid. È in questa località a nord di New York che nel 2010 è stato eletto alla presidenza dell'Ibsf. Dal 2016, il 65enne italiano è anche membro del Cio. In un'intervista a Keystone-Ats parla della nuova pista di Cortina d'Ampezzo e non si sottrae a nessun argomento.
Cosa ne pensa della nuova pista per i Giochi del 2026, impianto che sta anche costando parecchi soldi ai contribuenti? «Dipende dal cappello che indosso (ride, ndr)! In effetti, il Cio aveva detto che non ci sarebbero state altre piste, ma Cortina, o meglio l'Italia, ha deciso diversamente».
Come presidente della federazione, è contento di questa nuova pista? «Questa sarà probabilmente l'ultima pista costruita, perché non abbiamo bisogno di realizzarne altre. Ma per noi è un fatto positivo. Ora ci saranno quattro piste nel raggio di circa due ore l'una dall'altra (ndr: Cortina, St. Moritz, Innsbruck, Königssee), cosa che ci permetterà di adattare il calendario e di ridurre i costi».
Val la pena ricordare che la pista olimpica di Cesana del 2006 si è disintegrata in breve tempo e non esiste più... «La sostenibilità dipende dalle persone che se ne occupano, non dal luogo o dalla costruzione. Se hai un hotel fantastico, ma non hai il personale giusto, chiuderà dopo due mesi. E poi c’è la storia di Cortina. I Giochi del 1956 sono ricordati soprattutto per le gare di bob. Non si tratta solo di un investimento per i Giochi, ma anche di un'iniezione di denaro nella regione e di un vantaggio per il turismo».
Sarà pronta in tempo per la cerimonia di omologazione tra quindici giorni? «Assolutamente sì. Visitiamo regolarmente il sito. Siamo stati di nuovo lì dieci giorni fa e abbiamo potuto constatare i progressi compiuti. La qualità e la portata del lavoro sono eccellenti. E non lo dico solo perché sono italiano. Questa pista è il nostro biglietto da visita e deve essere pronta per il futuro. E posso dire che lo sarà. Alcune strutture di servizio dovranno aspettare, perché la sicurezza degli atleti viene prima di tutto».
La sicurezza è un tema importante, soprattutto dopo il grave incidente che ha coinvolto lo svizzero Sandro Michel ad Altenberg lo scorso inverno... «Mi dispiace molto, mi si spezza il cuore. Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare questo tipo di incidenti. Gli atleti sono il nostro capitale. Senza di loro non c’è federazione, non c’è presidente, non c’è niente. Ma purtroppo non possiamo escludere totalmente gli incidenti. Quando si indossa un casco per praticare uno sport, si sa che c'è un rischio».
Ciò che ha suscitato particolari interrogativi è stato il fatto che nessuno sembrava disposto ad ammettere un errore... «E quale sarebbe l'errore? La perfezione non esiste. Ad Altenberg è sempre stato difficile, i bob sono sempre scivolati all'indietro. Posso assicurarvi che pur non facendo sentire la nostra voce pubblicamente al riguardo, lavoriamo molto duramente per offrire agli sportivi le migliori condizioni possibili».
Non sappiamo cosa succederà con la guerra in Ucraina: è ipotizzabile il ritorno di atleti russi nel bob o nello skeleton? «Lo sport dovrebbe unire le persone e la politica dovrebbe rimanerne fuori. Naturalmente sosteniamo l'Ucraina e la sua lotta per difendersi, ma lo sport deve costruire ponti con le giuste regole. I russi dovrebbero poter gareggiare di nuovo come atleti neutrali». Regole come quelle delle Olimpiadi di Parigi, che imponevano agli atleti di non essere coinvolti nella guerra e nella propaganda? «Esattamente. Con un comitato indipendente incaricato di fare chiarezza su questo tipo di autorizzazioni. Sono convinto che lo sport possa costruire ponti. Prendete venti bambini di nazionalità, religione ed estrazione sociale diverse e mettete una palla al centro. Dopo dieci minuti giocheranno tutti insieme».
Infine, una domanda sulla pista di St. Moritz, che a un certo punto è stata anche presa in considerazione per sostituire la pista di Cortina. Le piste naturali hanno ancora un futuro nell'era del riscaldamento globale? «Sono convinto di sì. Certo, le piste naturali devono affrontare due grandi sfide: il cambiamento climatico e il numero crescente di gare. Ma tutto è possibile. Io amo St. Moritz e ci credo al 100%: se la Svizzera lo vorrà, nel 2038 ci faremo le gare olimpiche».