Il talento ticinese dell'Olympic, che in Europa sfida il Paok, a Friborgo vuol proseguire la sua crescita: ‘15 minuti a partita sono un buon trampolino’
L’8 febbraio Massimiliano Dell’Acqua ha toccato le 100 partite in Lega nazionale A, un traguardo non indifferente se pensiamo che si sta parlando di un ragazzo nato nel 2003. La scorsa estate, dopo 4 anni in prima squadra nel Lugano, è passato all’Olympic Friborgo e quindi ha fatto un salto di qualità non indifferente, scegliendo il meglio che si poteva trovare in Elvezia.
Max, ricordi il giorno del tuo debutto?
Certamente, con i Lugano Tigers, nel 2020, e Nikolic come allenatore.
Il tuo dev’essere un cognome importante, e pesante, da portare in campo...
In parte è vero, viste le figure di mio nonno e mio papà. Però ho cercato subito di essere Massimiliano o Max, e non il figlio o il nipote di. Era una questione importante: non volevo sentirmi il peso addosso a ogni azione, né paragoni non proponibili fra generazioni diverse.
In quattro anni a Lugano è stato un viavai di allenatori.
Dopo una stagione con Nikolic è arrivato Cabibbo e poi Montini nelle ultime due. Devo dire che ho avuto un buon rapporto con tutti e tre: mi hanno sempre dato fiducia e stimolato a crescere, facendomi assumere anche responsabilità importanti
Un esempio?
Con Montini ho dovuto giostrare anche da playmaker con Bracelli, un ruolo per me sconosciuto ma che mi ha aiutato a crescere e a imparare a fare scelte di squadra importanti.
Una delle spinte maggiori quale era?
Diventare un bravo difensore, visto che la mano in attacco c’era quasi sempre, e lavorare molto in difesa resta uno degli obiettivi anche a Friborgo.
Entriamo nell’orbita Olympic: assimilato il salto in… alto?
Direi di sì, se considero anche il minutaggio che ho acquisito nell’arco di questi mesi: 15 minuti a partita con una media di 6 punti posso considerarli un bel trampolino di lancio: il mio obiettivo è quello di continuare a crescere.
Petit è un coach che dà molta fiducia.
Certamente è un ottimo allenatore che non lascia nulla al caso: è molto sollecito nel dare suggerimenti, nel correggere gli errori e nello stimolarti in ogni fase della partita. Inoltre è sempre disponibile anche per lavorare individualmente o con la collaborazione di uno degli assistenti. Spetta solo a me di fare le richieste che ritengo più opportune.
Com’è vivere da professionista?
Bisogna organizzarsi in maniera intelligente, visto che il tempo libero non manca tra un allenamento e l’altro. In particolare io vado a lavorare molto in palestra con l’aiuto del preparatore atletico perché ho la necessità di mettere su qualche muscolo in più. Anche sul piano dell’alimentazione seguo direttive personalizzate che cerco di seguire al massimo.
Tutti i giorni in palestra, spesso due volte al giorno: come ci si motiva?
Diciamo che se fai questa scelta di fare il professionista devi avere la testa immersa nel progetto. Andare in palestra diventa quindi una logica per migliorare sia sul piano individuale sia su quello collettivo.
Sabato avete rifilato 37 punti al Ginevra: dopo aver perso in Coppa e aver vinto la Sb Cup, in campionato non ce n’è per nessuno?
Tutte le partite hanno una loro storia e quindi non bisogna sottovalutare nessuno. È chiaro, siamo la squadra più forte, lo dicono i risultati, però bisognerà vedere come arriviamo ai playoff. Abbiamo visto che gli infortuni sono dietro l’angolo e quindi aspettiamo a fare pronostici.
Intanto, fra poche ore (alle 19) c'è la prima sfida dei quarti di Fiba Eurocup contro il Paok Salonicco: un bel traguardo.
Abbiamo già fatto cose importanti finora, estromettendo l’Anwil Woclavek. Ora abbiamo una sfida che si presenta ancor più complessa però siamo fiduciosi.
In Europa si gioca ad altri livelli.
Rispetto alla Svizzera c’è un baratro, e non siamo neanche in Eurolega dove il livello è veramente al massimo. Ci troviamo confrontati con squadre molto fisiche e con giocatori di grande tecnica, per cui bisogna essere preparati da ogni punto di vista. Noi sinora ci siamo difesi bene e speriamo di andare ancora avanti: raggiungere la semifinale sarebbe veramente un grande traguardo.
Invece, guardando avanti, al tuo futuro, cosa hai deciso?
A ottobre inizierò l’università: ho scelto la facoltà di economia e quindi voglio far conciliare lo studio con la mia professione di giocatore. Il basket in Svizzera non ti dà da mangiare oltre il periodo agonistico, ed è quindi importante prepararsi al meglio per affrontare la ‘prossima’ vita, lontano dai canestri. La mia scelta di andare a Friborgo era stata fatta anche pensando a questo obiettivo e sono felice di poterlo raggiungere.