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Non si riesce proprio a riveder le stelle

Poche le idee di gioco, ancor meno la personalità. L’Acb brancola nel buio e non trova una via d’uscita. ‘Non si raccoglie senza prima seminare’

(Ti-Press/Golay)
5 ottobre 2025
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«L’aspetto positivo di questa serata? Beh, che rimaniamo a un punto dalla penultima in classifica (su cui dobbiamo focalizzarci attualmente in ottica salvezza)». Una frase ripetuta più volte in conferenza stampa da mister Benavente, che ben delinea la scialba prova offerta sabato dal Bellinzona. Non è tanto il risultato, 3-0 a favore di un Étoile Carouge incapace fino a quel momento in stagione di sorridere in trasferta, piuttosto l’atteggiamento remissivo che lascia basiti. Poche le occasioni create, troppi errori “infantili” come definiti proprio dal 52enne. Una squadra parsa senza personalità, che si barcamena in campo, e la corda viepiù si assottiglia: appena qualcosa s’inceppa, che sia una perdita di palla o un calcio d’angolo malamente interpretato, cede facendo cadere i giocatori nello sconforto. Cinque sconfitte, come le reti messe a segno, e la miseria di quattro punti nel carniere. L’Acb, che non è ancora riuscito a cancellare lo zero dalla casella delle vittorie, predica sempre calma. Non si può costruire un castello in poche settimane, ma i coraggiosi tifosi che hanno popolato il Comunale meritano di più come intonato dalla curva.

Benavente ha chiesto scusa in primis a presidente e società, ribadendo che l’unica strada da percorrere ora è il «lavoro. Quando la squadra incassa tutta una serie di colpi, la componente mentale gioca un ruolo fondamentale. Sono però sicuro che arriverà il nostro momento, che rivivremo emozioni differenti come in Coppa. È un campionato estremamente difficile, ci sono giocatori che non sono ancora consapevoli di ciò». Fra i tifosi comincia però a serpeggiare un moto di sfiducia e rassegnazione, evidente in occasione del tris calato dai romandi. «Pure a me piace un altro tipo di atmosfera, che non siamo purtroppo mai riusciti a creare qui a Bellinzona. Nelle ultime due stagioni abbiamo compiuto dei veri miracoli pensando a quei problemi extracalcistici come alle continue sostituzioni nella rosa. Tutti remavamo comunque nella stessa direzione, quest’anno non sarà da meno. La squadra necessita di una spinta, che sia rapidamente il più efficace possibile». Come accennato in precedenza, alcuni elementi sono parsi a secco di motivazione. Nemmeno il tecnico è sembrato essere caliente, forse il suo futuro incerto pesa. «Sono una persona tranquilla, ma qui bisogna essere impulsivi. Se non percepiscono la tua presenza, i giocatori ti abbandonano. E, ora, bisogna incoraggiarli più che mai cosicché possano attingere da ogni loro energia. Trasformare in realtà questo sentimento ci è costato molto, quest’anno forse ancora di più. Fra cambi di proprietà e giocatori non è facile, però sono positivo... Le cose andranno meglio. Sicuro!».

Una lacuna da risolvere il più velocemente possibile in primis è la difesa, la peggiore di tutta la serie cadetta. Sabato i due centrali di riferimento non erano disponibili, tant’è che Sörensen è stato affiancato dal rientrante Mihajlovic. La squadra è rimasta (a lungo) negli spogliatoi «a parlare di questa situazione, che non è affatto piacevole, e capire dove risiede il problema. Quando mi esprimo, cerco sempre di estrapolare qualche segnale anche dai miei compagni. Siamo una rosa e una società nuova, abbiamo sicuramente incontrato difficoltà lungo il percorso che proviamo a risolvere. Non abbiamo vinto una partita, c’è qualcosa dietro su cui lavorare. Mi dispiace perché nelle ultime due abbiamo giocato con almeno più di grinta». Lucido e onesto il capitano. Sì, perché il Bellinzona ha inscenato una timidissima reazione. Poca, anzi pochissima, la convinzione. «Abbiamo corso parecchio, ma pure concesso gol troppo facili e per farli non parliamone: quante palle in zona sedici metri o cross ben riusciti non hanno creato praticamente nulla? Qualche colpo di testa o conclusione, poca roba per il volume di gioco». Eloquente il bel traversone di Lasso trascorsi circa venti minuti, che Jaiteh non ha nemmeno indirizzato verso lo specchio della porta da posizione invitante. L’unico a provarci è stato il subentrante Mayorga. «Bisogna avere maggior personalità, cercare l’uno contro uno e delle vere soluzioni. Altrimenti è complicato, ripeto, subendo gol così facili e non riuscendo a segnare». E quando il portiere non sorregge i compagni... «Quest’anno non abbiamo un titolare fra i pali, bisognerebbe trovarne uno. Non è solo colpa sua, ogni giocatore deve prendersi le sue responsabilità e avere più coraggio».

Una pianificazione così da progredire

Il problema è anche (se non soprattutto) mentale, come evidenziato dal mister. Pochi hanno tuttavia destato veramente l’impressione di voler trovare almeno il punto della bandiera. «Nelle ultime stagioni abbiamo vissuto periodi duri preceduti da problematiche, quest’anno amplificate dal fatto che abbiamo iniziato la preparazione tardissimo e cambiato l’allenatore in corso d’opera – ha continuato Mihajlovic –. In più abbiamo spesso l’infermeria piena, che non dev’essere utilizzata come scusa, perdavamo comunque mettendo in campo questo atteggiamento, ma non ci siamo mai allenati tutti assieme. Wil, Stade Nyonnais e Rapperswil non sono comunque migliori di noi». Tra il dire, e il fare, c’è di mezzo il mare. «Spesso parliamo e facciamo proclami senza mai seminare qualcosa. La semina non si raccoglie acquistando cinque giocatori, piuttosto facendo le cose per bene: pianificando, costruendo e migliorando. Ogni anno è stato invece un gira pagina. Abbiamo raggiunto tre salvezze: magari se avessimo tenuto una manciata di giocatori ogni stagione aggiungendo pure qualche giovane, saremmo riusciti a creare qualcosa di più duraturo e continuativo; solo io e Aris siamo qui da tre anni e difficilmente lo stesso undici ha giocato due partite di fila». Il nuovo patron intende costruire una squadra che in due stagioni possa essere competitiva per la promozione, basandosi su lavoro e umiltà. «Ne usciremo, ma c’è bisogno di pazienza così da trovare veramente la quadra del cerchio e sfruttare le nostre qualità». La settimana e mezza di pausa nonché il match amichevole di giovedì (a porte chiuse) contro il San Gallo devono assolutamente servire a ridare fiducia e mordente alla rosa. Una volta ripreso il campionato, il calendario non sarà una passeggiata che permetterà subito di rivedere le stelle.

Bellinzona - Étoile Carouge (0-2) 0-3
Reti:
33’ Traoré 0-1, 42’ Bua 0-2, 49’ Itaitinga 0-3.
Bellinzona: Godwin; Lasso, Mihajlovic, Sörensen, Gonçalves; Jashari, Bomo (83’ Grano), Lymann (60’ Rey); Vogt, Sadiku (83’ Philipona), Jaiteh (60’ Mayorga).
Étoile Carouge: Antonio; Philippin (86’ Diogo Neves), Zrankeon, Walker, Boulkous; Bua (58’ Caslei), El Jaouhari, Alves (75’ Maouche); Sene, Traoré (58’ Patricio), Itaitinga (76’ Hysenaj).
Arbitro: Sanli.
Note: 422 spettatori. Ammoniti: 45’ Lasso, 63’ Gonçalves. Bellinzona senza Lopez (squalificato), Amelibia, Ato, Chouik, Dërmaku e Tutonda (infortunati). Étoile Carouge senza Diallo, Essiena, Harrington e Rüfli (infortunati).