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L'Ambrì è più vivo che mai, ma resta a secco di punti

Biancoblù costretti alla resa dal Davos in un pomeriggio intenso, anche con qualche polemica sulle scelte arbitrali. Cereda: ‘Lamentarsi serve a poco’

La gioia grigionese, lo sconforto di Miles Müller
(Ti-Press)
5 ottobre 2025
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Per utilizzare un’espressione tanto cara a Luca Cereda, l’Ambrì è vivo. Tuttavia, quella vitalità non basta per tornare al successo dopo un sabato sera nel canton San Gallo contraddistinto dalle amnesie difensive, in un finesettimana segnato però anche dalla prepotente ascesa alla ribalta degli attaccanti stranieri – era ora, dirà qualcuno –, che segnano tutte e sei le reti biancoblù in due partite che, però, a conti fatti non regalano punti: si sblocca Formenton, in gol sia contro Rapperswil, sia il giorno dopo contro il Davos – e che bella, l’azione che vale 2-2 al 21’22’’! –, ma va a segno pure il rientrante Tierney, che oltre a firmare il 3-2 in powerplay lascerà il ghiaccio con un bilancio di ingaggi vinti superiore addirittura all’ottantuno per cento (!). Soprattutto, però, s’illustra nuovamente un Michael Joly che trova la via della rete per la terza partita di fila, trasformando con grande freddezza il rigore nato – manco a dirlo – da una cavalcata del già citato Formenton, astutamente lanciato da un ‘loob’ di Dario Wüthrich, al 41’30’’.

L’Ambrì meriterebbe di più. Anche solo fatto d’aver sempre saputo rispondere colpo su colpo al Davos, pur se, va detto, quando gli uomini di Josh Holden riescono a trarre profitto dalle loro velocissime transizioni fanno davvero paura, e in più di un’occasione la retroguardia biancoblù finisce con l’andare in panico sotto la pressione di Stransky e compagni. Il 4-3 di Joly avrebbe dovuto essere quello della definitiva svolta, e invece – in un epilogo di partita che nessuno si sarebbe mai immaginato a quel modo, dopo il rigore del qubecois – all’origine di un finale di partita che più beffardo non potrebbe essere c’è un regalo di Gilles Senn, il quale nel tentativo di velocizzare l’azione, al 45’23’’ va a giocare il puck fuori dalla propria zona, beccandosi una penalità per ritardo di gioco. Sarà anche vero che in quei due minuti il Davos non segnerà, ma a parte che ci riuscirà subito dopo il ritorno in pista di DiDomenico, costretto ad accomodarsi in panchina al posto del suo portiere, quell’opportunità finirà comunque con l’offrire su un piatto d’argento agli avversari il famoso ‘momentum’. E per l’Ambrì oltre al danno arriverà anche la beffa, siccome l’azione che porterà al 4-4 di Stransky, autentico momento di svolta nella domenica pomeriggio alla Gottardo Arena, in precedenza pare essere viziata da uno sgambetto (volontario o no, poco cambia) ai danni di DiDomenico fresco di ritorno in pista da parte di un Tino Kessler proteso in tuffo, senza che però gli arbitri facciano una piega. «In generale, ci sono state un paio di chiamate che ci hanno messi in difficoltà, ma lamentarsi serve a poco – dice Luca Cereda –. Ciò che dobbiamo fare è rimanere compatti, perché la fiducia non è una cosa che si può comprare: la dobbiamo riconquistare, aiutandoci a vicenda, riposando e staccando la spina sfruttando il martedì senza partite».

Naturalmente, appoggiandosi anche sulle buone sensazione di una domenica che meritava di finire diversamente. «Credo che abbiamo offerto una buona prova, giocando alla pari con il Davos – dice, dal canto suo, Inti Pestoni –. Di positivo per noi c’è che gli stranieri cominciano a segnare, perché ci potranno dare una mano a uscire da questa situazione. Infatti dieci sconfitte sono tante, ed è una serie che deve finire al più presto». C.S./K.W.