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Il valore locativo, balzello dalle sette vite, stavolta balla male

Tra un mese in Svizzera si vota su un cambiamento totale nel sistema di imposizione della proprietà abitativa. Le risposte alle principali domande

Ennesimo tentativo di riforma al voto tra un mese
(Keystone)
27 agosto 2025
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Tra un mese votiamo su un cambiamento totale di sistema nell’imposizione del valore locativo (VL, vedi la scheda sotto). La riforma è stata approvata dalle Camere federali lo scorso dicembre, al termine di otto anni di dibattiti e solo dopo una conferenza di conciliazione. Se verrà approvata, entrerà in vigore al più presto nel 2027. Le risposte alle principali domande.

Quali sono i punti principali?

  • I proprietari di un’abitazione a uso proprio – primaria o secondaria – non pagheranno più le imposte sul VL, che viene abolito.
  • In compenso, le attuali possibilità di deduzione verranno limitate in maniera drastica: nella dichiarazione delle imposte non si potranno più far valere le spese di manutenzione degli immobili.
  • Se lo vorranno, i cantoni potranno ancora autorizzare deduzioni per investimenti destinati al risparmio energetico e alla protezione dell’ambiente (queste però non saranno più ammesse per l’imposta federale diretta).
  • Non si potranno più dedurre gli interessi maturati su debiti (come le ipoteche) per le abitazioni a uso proprio. Questi potranno invece essere dedotti nel caso in cui si possiedono immobili locati o affittati.
  • Le persone che acquistano per la prima volta un’abitazione potranno continuare a dedurre gli interessi su debiti per un periodo di 10 anni, in maniera limitata (il primo anno fiscale successivo all’acquisto 10mila franchi per i coniugi e 5mila per le persone sole, importi che scenderanno linearmente fino a 0 nell’arco di 10 anni).
  • Conditio sine qua non per l’approvazione della riforma è l’accettazione di una nuova norma costituzionale che permette ai cantoni di introdurre un’imposta speciale sulle abitazioni secondarie prevalentemente a uso proprio.

Perché si vota?

Perché la maggioranza del Parlamento è voluta venire incontro ai cantoni, in particolare a quelli alpini e a vocazione turistica, dando loro appunto la possibilità di tassare in altra forma le seconde case, importante fonte di introiti fiscali che andrebbero perduti qualora l’imposizione del VL venisse abolita. L’introduzione dell’‘imposta cantonale sulle abitazioni secondarie’ – giuridicamente connessa con la legge che sancisce l’abolizione dell’imposizione del VL – richiede una modifica della Costituzione federale e sottostà a referendum obbligatorio: è su questa dunque che si vota il 28 settembre. Solo se popolo e cantoni la approveranno, l’imposizione del VL verrà soppressa. Attenzione, quindi: chi vuole abolire il VL, il 28 settembre non deve votare ‘no’ (al cambiamento di sistema impositivo), ma ‘sì’ (all’imposta cantonale sulle residenze secondarie).

Chi è a favore? Chi è contro?

La riforma è sostenuta dai partiti borghesi (Udc, Plr, Centro, Partito evangelico), così come dal Consiglio federale, dalla maggioranza del Parlamento (Consiglio nazionale: 123 sì contro 57 no e 14 astensioni; Consiglio degli Stati: 25 sì contro 15 no e 4 astensioni), dalle principali organizzazioni economiche (compresa l’Unione svizzera delle arti e mestieri, che però non è unanime al suo interno) e – soprattutto – dall’Associazione svizzera dei proprietari fondiari (Apf-Hev), per la quale il VL è da tempo una spina nel fianco.

Sul fronte opposto troviamo Ps, Verdi, l’Associazione svizzera degli inquilini (Asi), organizzazioni del settore ‘cleantech’, la Conferenza dei governi cantonali (trainata dai cantoni di montagna e a vocazione turistica) e le associazioni delle città e dei comuni. Nei comitati interpartitici che si battono per o contro la riforma ci sono però diversi politici ‘dissidenti’, che hanno una posizione diversa da quella ufficiale del loro partito. Il Partito verde liberale, dal canto suo, lascia libertà di voto.

Perché abolire il VL?

Per svariate ragioni, affermano i suoi detrattori. Ecco le principali:

  • Il VL è un reddito obsoleto e fittizio, che dunque è ingiusto tassare.
  • La possibilità di detrarre gli interessi passivi scoraggia l’estinzione delle ipoteche e il rimborso di altri debiti, alimentando la tendenza all’indebitamento dei privati. Abolire il VL accresce dunque la stabilità del sistema finanziario, oltre a semplificare il sistema fiscale per i contribuenti.
  • Oggi il VL grava soprattutto coloro che hanno ripagato l’ipoteca, in particolare i pensionati costretti a pagare le imposte sul VL senza poter più detrarre granché a titoli di interessi maturati su debiti.
  • Le temute perdite per l’erario vanno minimizzate: se i tassi d’interesse aumenteranno, i minori introiti non saranno così rilevanti; e a partire da un tasso ipotecario del 3% circa (scenario invero poco realistico, quantomeno a breve termine), le casse statali (Confederazione, cantoni, comuni) addirittura ne trarranno beneficio.
  • Abolire il VL crea maggiore equità fiscale, perché quasi tutte le deduzioni vengono abrogate.
  • I proprietari di immobili possono continuare a detrarre le spese per il miglioramento energetico, se il loro cantone lo consentirà.
  • Grazie alla possibilità di dedurre gli interessi ipotecari per 10 anni in caso di prima acquisizione di un immobile, si favorisce l’accesso alla proprietà, specie per le giovani famiglie, ora scoraggiate dal fare il passo anche per timore del VL.
  • I cantoni avranno la possibilità di compensare almeno in parte i mancati introiti introducendo una tassa speciale sulle residenze secondarie.

Perché mantenere il VL?

Anche in questo caso le argomentazioni non mancano. Le principali sono:

  • Le perdite per le casse pubbliche – oltretutto in un periodo di vacche magre, con risparmi miliardari in vista sul piano federale – sono enormi: 1,8 miliardi di franchi l’anno con un tasso ipotecario dell’1,5% (400 milioni per la Confederazione, i restanti 1,4 miliardi per cantoni e comuni), di cui 260 milioni nell’ambito delle abitazioni secondarie. La perdita è rilevante soprattutto per i cantoni turistici e di montagna, con un’alta percentuale di residenze secondarie: in Ticino è stimata in circa 100 milioni di franchi annui; per compensarla, il Consiglio di Stato ritiene necessario aumentare del 7,5% le aliquote fiscali sul reddito delle persone fisiche, oltre che introdurre una nuova imposta speciale sulle residenze secondarie.
  • Molti cantoni reputano la nuova imposta sulle residenze secondarie di difficile attuazione, oltre che foriera di ulteriore burocrazia e non in grado di compensare in modo adeguato le perdite fiscali derivanti dall’abolizione del VL.
  • Si fa un regalo ai proprietari abbienti, che abitano in una casa nuova o in buono stato e le cui ipoteche sono state già rimborsate; a perderci, dato che non potranno più dedurre le relative spese dal reddito, sono in particolare i proprietari (per lo più del ceto medio) di immobili in cattivo o stato e/o che andrebbero risanati dal punto di vista energetico.
  • La classe media verrebbe penalizzata, poiché toccherebbe a lei compensare le perdite fiscali attraverso un aumento delle imposte sul reddito. Si stima un maggior esborso di 500 franchi all’anno in media per economia domestica.
  • Il fatto di non più poter detrarre le spese di manutenzione avrà quali conseguenze una brusca frenata dei lavori di ristrutturazione e un incremento del lavoro nero; quest’ultimo a sua volta determinerà minori entrate fiscali e un calo dei contributi sociali.
  • Dato che le relative deduzioni non saranno più ammesse a livello di imposta federale diretta, i lavori per il risanamento energetico degli immobili (che già oggi avanzano a ritmo di lumaca) stagneranno: a risentirne sarà la protezione del clima.

Chi ci guadagna? Chi ci perde?

Otto proprietari di immobili su 10 risulterebbero avvantaggiati dal punto di vista fiscale, secondo un’analisi della Confederazione. In realtà, quelli più favoriti sarebbero gli attuali… inquilini: chi diventerà per la prima volta proprietario beneficerà infatti della cosiddetta deduzione di prima acquisizione, che – unitamente all’abrogazione del VL – abbasserà l’imponibile in maniera più o meno consistente per alcuni anni. A passarsela meglio saranno anche i proprietari (tra i quali molti pensionati) che oggi pagano le tasse sul valore locativo senza poter dedurre alcunché o comunque molto poco dall’imponibile, poiché hanno già ripagato l’ipoteca e non prevedono di effettuare grossi lavori di manutenzione.

La situazione dovrebbe peggiorare invece per i proprietari con un’ipoteca elevata (gli interessi non si potranno più dedurre) e un immobile che richiede importanti lavori di manutenzione o ristrutturazione (le relative deduzioni non saranno più ammesse) e che è destinato – se questi non potranno più essere effettuati – a perdere valore.

A perderci dovrebbero essere anche le imprese artigianali (che però nei prossimi due-tre anni dovrebbero vedere esplodere le commesse, visto che i proprietari vorranno esaurire le possibilità di deduzione prima che la riforma entri in vigore), le banche (ci si aspetta che il volume delle ipoteche diminuisca, dato che cadrebbe l’incentivo a mantenere un’ipoteca per poter dedurre i relativi interessi), oltre che – come detto – Confederazione, cantoni e comuni. Le conseguenze finanziarie per gli enti pubblici dipenderanno fortemente dall’evoluzione dei tassi ipotecari (vedi sopra).

Come andrà a finire?

“Le sette vite del valore locativo”, titolava quattro anni fa la ‘Nzz’. Il balzello è duro a morire. Mai però la sua sopravvivenza è apparsa a rischio come oggi. I primi sondaggi registrano un’abbondante maggioranza (Ssr: 58%; Tamedia: 65%) di favorevoli alla sua soppressione: in particolare fra i pensionati, che non solo sono fra i principali beneficiari della riforma, ma sono anche le persone che più vanno a votare.

Però, a un mese dalla votazione, la quota degli indecisi è ancora piuttosto elevata. Il tema è complesso, le implicazioni di un cambiamento di sistema non facilmente leggibili. Tutti fattori suscettibili di generare una certa diffidenza. Molti potrebbero dirsi: meglio il rassicurante statu quo, anziché un salto nell’ignoto. A ciò si aggiunge l’ostacolo della maggioranza dei cantoni, affatto scontata. Il fronte dei fautori del VL è ampio e composito. E non è un dettaglio trascurabile il fatto che buona parte dei cantoni, delle città e dei comuni – benché restii a esporsi – siano decisamente per il mantenimento del sistema attuale.

D’altro canto, in termini di budget (l’Apf-Hev ha a disposizione ben 7 milioni di franchi) il confronto è impari. E non va dimenticato che nel 2012 – quando si votò su una proposta meno equilibrata di quella attuale – solo il 53% dei votanti disse no all’abolizione del VL. Certo è che se anche stavolta dovesse andare buca, il controverso balzello ci accompagnerà ancora per qualche lustro.