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Firme per lo schermo del Vacchini: il primo freno è sui tempi di decisione

Alla consegna i promotori chiedono al Festival una risposta entro fine ottobre. La rassegna: ‘Ci serve più tempo’. Dietrofront o no, il dialogo prosegue

Da sinistra Bardelli, Pedrazzini, Brunschwig, Franscella e Pomari
(Ti-Press/Golay)
12 settembre 2025
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Già una condizione posta come essenziale potrebbe non venire osservata: è cioè che entro fine ottobre, così come richiesto dai promotori della petizione per il ripristino dello schermo del Vacchini in Piazza Grande, i vertici del Festival prendano una decisione su cosa fare. La prevedibile difficoltà (o impossibilità) di rispettare il termine è stata chiarita fin da subito dal vicepresidente della rassegna, Luigi Pedrazzini, che questa mattina ha ricevuto dalle mani dell’architetto e primo firmatario Michele Bardelli il malloppo con le 9’402 firme raccolte online dal 5 luglio all’8 settembre. Con Pedrazzini c’era anche il Ceo Raphaël Brunschwig, che però ha preferito astenersi da qualsiasi commento, un po’ come aveva deciso di fare durante il Festival quando la crescente tensione dialettica per il pensionamento dello schermo l’aveva indotto a passare la palla al più esperto – e forse anche più diplomatico – vicepresidente.

‘Sdegno e preoccupazione’

Accompagnato da un nutrito stuolo di primi firmatari – fra cui Eloisa Vacchini e Simone Turkewitsch, figlia e nipote di Livio, che hanno messo a disposizione gli spazi dello studio d’architettura di famiglia che oggi conducono – Bardelli è ripartito dal principio, ricordando lo «sdegno» e la «preoccupazione» che aveva suscitato a Locarno la questione dello schermo messo da parte. «Ma non siamo stati soli, perché la reazione è stata corale da parte di molti esponenti di spicco del mondo dell’architettura e del cinema, che sono diventati i primi 20 e poi i primi 50 firmatari della petizione».

L’obiettivo, ha ribadito Bardelli, «è che il Film Festival decida di fare marcia indietro, riconoscendo di aver commesso un errore non solo di comunicazione come già ha ammesso, ma anche proprio nel merito, andando a toccare un emblema del Festival, e dell’architettura svizzera e internazionale, che non ci si può permettere di pensionare in questo modo». Poi l’architetto, facendo riferimento alle motivazioni economiche addotte dal Festival (si possono risparmiare 150mila franchi), ha sottolineato che «la struttura del Vacchini non è solo un costo e può essere comodamente adattata, visto l’ottimo stato di conservazione». E lo stesso discorso deve valere per le altre strutture temporanee (la Magnolia, il Forum), perché «il Festival si è sempre identificato con la sua architettura».

A questo proposito, Pedrazzini ha riconosciuto l’esigenza di ripristinare una figura o un gruppo di riflessione e di controllo che vada a coprire il vuoto lasciato dalla prematura scomparsa dell’architetto Michele Arnaboldi, papà della Magnolia. E Bardelli ha altresì consigliato al Festival di coinvolgere magari, per questo impegno, gli eredi del Vacchini e i collaboratori di Arnaboldi, «almeno per non perdere il filo». Se il problema sono i soldi, ha aggiunto, ci si può attivare nella ricerca di uno sponsor; tesi, questa, fatta propria da Eloisa Vacchini, che si è detta disposta a partecipare alla ricerca. È stata poi rapidamente liquidata come «ipotesi fuori luogo» quella avanzata da alcuni architetti di un riuso della struttura, ma in altra forma e fuori contesto rispetto all’«ecosistema di Piazza Grande» inventato dal Vacchini.

Municipio ‘facilitatore’

Dopo l’invito al Festival del già presidente della Regione Locarnese e Vallemaggia, Silvano Gianini, di «accogliere la petizione come un gesto di collaborazione da parte di tutti i locarnesi che vogliono bene al loro Festival» – e l’auspicio dell’ex direttore della Palacinema Sa Roberto Pomari che «l’importante serata aperta ai soci sia l’inizio di un percorso nuovo» – la voce della Città (seconda destinataria delle firme) è stata quella di Claudio Franscella. Secondo il vicesindaco «la petizione è un atto civico a cui il Municipio deve prestare la massima attenzione, a maggior ragione per l’alto numero di firme raccolte». Un Municipio che «non può fare miracoli – ha avvertito – anche perché una decisione spetta al Festival; noi possiamo soltanto favorire un processo che porti a una soluzione condivisa».

Le difficoltà (e la passione) quotidiane messe al servizio della rassegna per mantenerne la prestigiosa posizione internazionale sono poi state, a nome dei vertici, la premessa di Pedrazzini, che ha voluto inquadrare le firme come «un segnale di vitalità del Festival». La consegna, ha aggiunto, «è l’inizio di un processo che dovrà estendersi su tutte le strutture temporanee», le quali «sottostanno per definizione a un discorso di evoluzione e magari anche di sostituzione». Il tutto, concedendo sempre «massima attenzione alla qualità». Un discorso sulla qualità, ha aggiunto e concluso, «che deve assolutamente essere esteso a tutte le strutture temporanee che occupano gli spazi pubblici in città durante tutto l’anno».

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