In una lettera l’appello al Consiglio federale. Gobbi: ‘Necessario, vista la degenerazione della situazione, farsi portavoce della popolazione ticinese’
«Il governo ha ritenuto necessario, vista la costante degenerazione della situazione, farsi portavoce della popolazione ticinese, da sempre sensibile a ogni forma di atrocità o tragedia che comporti delle vittime, siano esse causate da conflitti armati, come in questo caso, o da eventi naturali catastrofici». È con queste parole che il presidente del governo Norman Gobbi commenta l’appello del Consiglio di Stato al Consiglio federale in relazione alla situazione umanitaria in Palestina. Appello inviato oggi dall’Esecutivo ticinese in una lettera in cui, con pochi fronzoli, chiede a Berna di assumere “una posizione di condanna nei confronti delle violazioni del diritto internazionale umanitario, commesse dalle forze armate dello Stato di Israele nell’ambito dell’occupazione della Striscia di Gaza”. Aggiunge Gobbi: «È una presa di posizione equilibrata, che tiene conto della dimensione umana di questa tragedia».
“La situazione umanitaria in Palestina – si legge infatti nel comunicato diffuso dal governo in merito all’invio della lettera – è divenuta da tempo insostenibile”. Tuttavia, secondo l’Esecutivo cantonale, “gli sforzi attuati dalla Svizzera a protezione della popolazione di Gaza sono insufficienti”. L’invito è quindi che la Confederazione “assuma una chiara e coraggiosa posizione di condanna nei confronti dell’occupazione israeliana e delle violazioni del diritto internazionale umanitario, onorando così la tradizione umanitaria elvetica, come esplicitato anche dall’articolo 54 della Costituzione federale, e soprattutto dalla sua responsabilità di Paese depositario delle Convenzioni di Ginevra”.
Nel dettaglio, viene spiegato nella nota, la lettera del Consiglio di Stato ticinese chiede che il Consiglio federale, “senza ulteriori indugi, si adoperi per favorire una pace duratura in Medio Oriente basata sul dialogo”, “faccia in modo che siano garantiti tutti gli sforzi diplomatici affinché venga ristabilito urgentemente il rispetto del diritto umanitario internazionale”, “condanni in modo chiaro e inequivocabile le gravissime e reiterate violazioni del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario commesse nella Striscia di Gaza dal governo dello Stato di Israele, ribadendo la necessità di una liberazione immediata di tutti gli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas” e “operi perché siano garantiti l’immediata distribuzione e l’accesso agli aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza attraverso il Cicr (il Comitato internazionale della Croce rossa, ndr) e le organizzazioni internazionali riconosciute e i canali consueti in ottemperanza alle Convenzioni vigenti, ed evitando qualsivoglia politicizzazione dell’aiuto umanitario”.
L’appello ticinese a Berna si aggiunge a quello di diverse associazioni, Comuni e Città, come Losanna, Ginevra, Lugano, Bellinzona, Locarno e Castel San Pietro. È però il primo ad arrivare da un Cantone. E non è la prima volta che il Ticino è in prima linea: «Nel 2022 – ricorda Gobbi – abbiamo accettato di ospitare la prima conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina, nella speranza che potesse essere un primo passo, concreto e tangibile, per riportare la pace in Europa». È poi notizia di questi giorni che, in occasione della presidenza svizzera, Lugano ospiterà – «con la stessa speranza», rileva Gobbi – nel dicembre 2026 la conferenza ministeriale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). «L’auspicio – prosegue – è che, oltre a offrire le necessarie piattaforme di scambio diplomatico, la Svizzera possa assumere un ruolo attivo e determinato per quanto concerne la protezione della popolazione civile e la risoluzione del conflitto in Medio Oriente».
La speranza è poi che il Ticino faccia da apripista ad altri Cantoni. «La voce degli Esecutivi cantonali – osserva il presidente del governo – potrebbe rafforzare il peso specifico dei numerosi appelli che si stanno moltiplicando proprio in questi giorni. È una caratteristica intrinseca del nostro sistema federalista svizzero che i livelli istituzionali più vicini alla cittadinanza, ossia Comuni e Cantoni, possano trasmettere alla Confederazione la sensibilità della popolazione anche su tematiche di rilevanza internazionale».