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Dopo la bocciatura dell’arrocco leghista, Norman Gobbi (ri)scrive ai suoi collaboratori

La mail dopo la cessione di magistratura e Polizia a Zali: ‘Nuovi incarichi e stimoli: continuiamo il nostro percorso insieme’. Ma le domande restano

All’inaugurazione dell’anno giudiziario
(Ti-Press)
10 luglio 2025
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“Care collaboratrici e cari collaboratori”. È giovedì 10 luglio. Il sole splende, le temperature sono in leggero rialzo. E Gobbi scrive.

Dopo essersi prematuramente congedato con una mail dai funzionari del Dipartimento istituzioni e dopo aver forzato la mano alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025/2026 – quando lui e il collega Claudio Zali avevano dato in pratica come cosa fatta o per scontato l’avallo del governo all’arrocco dei dipartimenti da loro diretti –, il consigliere di Stato e presidente dell’Esecutivo cantonale Norman Gobbi riscrive ai suoi collaboratori. Lo ha fatto stamattina, in seguito alla decisione del Consiglio di Stato, presa all’unanimità, di non procedere con l’arrocco, ma di riassegnare alcune, poche, competenze tra i due ministri leghisti: dal direttore del Dipartimento del territorio Zali, Gobbi riceve la Divisione delle costruzioni. Perde però la competenza su magistratura e Polizia cantonale, che passano sotto “la conduzione politica” del già giudice penale Zali. “Un minestrone istituzionale”, l’ha definito l’Udc…

Oggetto della recentissima mail inviata da Gobbi ai collaboratori: “Nuovi incarichi, nuovi stimoli: continuiamo il nostro percorso insieme”. Nel merito, si legge, a partire dal 1° settembre “il collega Claudio Zali assumerà la responsabilità politica della magistratura, favorendo un’integrazione più efficace con la Polizia cantonale, che, su mia richiesta, sarà temporaneamente posta sotto la sua conduzione”. Una “transizione che guarda al futuro”, così scrive Gobbi nella mail, che, “per quanto mi riguarda”, è “un’evoluzione che accolgo con spirito costruttivo, grato della fiducia in me riposta e consapevole del valore di quanto costruito finora con voi”. Parole d’ordine, quindi: “Continuità, collaborazione, coesione”. Tanto che, per Gobbi, “anche con il cambiamento di alcune responsabilità politiche, resta saldo lo spirito di squadra che ci contraddistingue”. E aggiunge: “Sono certo che continueremo a lavorare fianco a fianco, con lo stesso impegno e la stessa attenzione verso il servizio pubblico, con la volontà di innovare, semplificare e costruire un’Amministrazione sempre più vicina alla realtà che ci circonda”. L’auspicio, va da sé, è quello. Anche se, sempre all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il consigliere di Stato aveva lasciato trasparire una certa ‘noia’, affermando di sentire “più che mai che sia arrivato il momento di aprire una nuova pagina”, essendo “il più longevo ministro della Giustizia del Canton Ticino”.

Eppure nella comunicazione di Gobbi ai collaboratori le ragioni del ‘minestrone istituzionale’ non sono menzionate. Un’operazione che appare priva di logica e contraddittoria. Nel comunicato di ieri sera in cui il governo dava conto delle decisioni prese, si motivava, per esempio, la cessione della Polizia cantonale a Zali, considerate le “sinergie operative con il settore della magistratura”. E perché allora non è stato ceduto all’ex giudice anche il settore esecuzione pene, cioè il carcere? Anche qui ci sono delle sinergie operative, visto che sono i magistrati penali a ordinare le carcerazioni.

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