Dopo che il Ps ha spiegato dove si potrebbero trovare i 300 milioni in più di sussidi, Plr, Lega, Udc e Centro, con più o meno veemenza, ribattono secco
Una risata amara, un sospiro e un sarcastico «urca che mossa!». È così che il presidente del Plr Alessandro Speziali ha recepito la spiegazione, offerta dai favorevoli all'iniziativa del Ps per fissare i premi di cassa malati a massimo il 10% del reddito disponibile facendo leva sui sussidi. Una spesa di 300 milioni di franchi in più, che lo stesso Ps fiancheggiato da un comitato della “società civile” afferma di poter andare a reperire su tre fronti: rivalutazione delle stime immobiliari, aumento dell'aliquota sulla sostanza e un bel 10% in più di moltiplicatore d'imposta cantonale.
«La solita vecchia ricetta: più spesa, più tasse, più Stato» insiste Speziali raggiunto da ‘laRegione’ per un commento. Di più: «È un manuale di fiscalità espansiva, anzi, piuttosto aggressiva, mascherata da equità perché colpisce trasversalmente le famiglie e le Piccole e medie imprese». No, per Speziali «questa non è una riforma. Piuttosto è un travaso di risorse dal privato al pubblico, con tutti i rischi del caso». Rischi che, per il presidente del Plr, sono «una minore propensione a investire, incentivi a spostare il domicilio fiscale e una forte pressione sul ceto produttivo».
Nel dettaglio, le tre proposte Speziali le bolla così: «Tre mosse, tre errori». Sulla rivalutazione delle stime immobiliari, «vero è che il governo dovrà presentare un adeguamento. Ma sono contrario a spingere per trasformarlo in un bancomat fiscale: significherebbe far cassa anche sulle spalle dei piccoli proprietari con la loro casetta o il loro appartamento». Per quanto concerne l'aliquota sulla sostanza, Speziali è netto: «In un Cantone che compete fiscalmente, rialzare l'aliquota è un invito a ottimizzare altrove o spostarsi altrove. Chi sta molto bene – prosegue il presidente liberale radicale – paga già la maggior parte delle imposte, le stesse che già oggi servono per pagare gli oltre 400 milioni di sussidi per la cassa malati. Io non difendo i ricchi – assicura Speziali –, ma difendo un Ticino che li accoglie affinché paghino le tasse qui anziché nei Grigioni o Uri». E sull'incremento di ben dieci punti percentuali del moltiplicatore? Peggio della grandine: «L'abbiamo sempre detto, con questa iniziativa finiremo a pagare meno di cassa malati ma pagando sempre più tasse. Ceto medio compreso».
Senza dimenticare che, «dal momento che le casse malati costeranno sempre di più», e visto che «non ci si concentra sulle reali cause dei costi», tra pochi anni «leggeremo che bisogna aggiungere altri 5 punti». Speziali è diffidente anche sulla possibilità che non si riversino costi sui Comuni: «L'aumento delle imposte porterà le persone a spostarsi, soprattutto quelle abbienti. E i Comuni ne risentiranno eccome». Insomma, bocciatura su tutta la linea e «conferma di una tendenza». Quella che, conclude Speziali, «tra sussidi, burocrazia, leggi, spesa di gestione e debito è in corso una mediterraneizzazione galoppante del Ticino».
«La nostra iniziativa che chiede invece la deduzione integrale dei premi è una risposta non solo al problema delle casse malati, ma anche a questa proposta del Ps», afferma il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga. Che non crede nemmeno alle cifre fornite: «Si parla di 300 milioni di franchi, il moltiplicatore non sarà aumentato del 10% ma del 20% per coprire tutto». Con che risultato? «Colpirà ancora di più i non sussidiati – risponde Piccaluga –. Perché chi ora riceve un sussidio e non paga imposte, avrà di molto aumentato quel sussidio senza pagare imposte. Chi non lo riceve magari lo riceverà arrivando al 10% del premio disponibile, ma verrà massacrato con le imposte». Secondo Piccaluga l'indirizzo è chiaro: «Vogliono una cassa malati sul reddito camuffata col filtro del prelievo fiscale, come avviene in altri Paesi che non vogliamo imitare per niente».
«Ringrazio i socialisti e la sinistra tutta per la chiarezza che hanno avuto nel confermare quanto già si sapeva: che questa iniziativa sarebbe finanziata con massicci aumenti di imposte e tasse», cannoneggia il presidente dell'Udc Piero Marchesi. E l'obiettivo per lui è chiaro: «Altroché alleviare, questo è mettere le mani in tasca al ceto medio: è importante che i cittadini sappiano le conseguenze prima di votare questa proposta». Non ci sono altri termini per Marchesi: «Sarebbe una mazzata, evidentemente il Ps si è accorto che l'iniziativa aumenterà i costi per la popolazione e per coprire ammanchi così grandi ha detto come intende farlo. Attraverso i cittadini che pagano le imposte, e di conseguenza i sussidi a chi li percepisce».
Marchesi non fa una piega: «Già oggi circa il 50 per cento della spesa per i sussidi è pagata dalle imposte, la loro finalità è arrivare a un premio in base al reddito cui noi siamo contrari». Ma per il presidente dell'Udc c’è dell'altro: «Se una persona sa che paga massimo il 10% del suo reddito disponibile, non avrà alcun interesse a limitare l'uso di prestazioni di cui il Ticino rispetto alla media nazionale è già campione». Si va, quindi, «verso una falsa aspettativa con i costi che aumenteranno di molto. Evidentemente bisogna agire sulla spesa sanitaria, e presto comunicheremo le nostre proposte».
Finito il bombardamento, arriva la colomba. Che non sostiene, per carità. Ma nemmeno affonda il coltello. Anzi, il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni parte con un sincero, assicura, «chapeau» dovuto «alla trasparenza nell'indicare come si andrebbero a reperire questi 300 milioni e nel dire alla popolazione che ci saranno aggravi fiscali: è apprezzabile, in altre iniziative si sono date invece risposte vaghe». D'accordo, ma sono ambiti dove agire sarebbe fattibile? «Rientrano nei margini d'intervento del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio», risponde Agustoni: «È sicuramente un elemento in più che la popolazione ha a disposizione per valutare le conseguenze dell'iniziativa, anche se non è detto che quelle poi sarebbero le coperture che sceglierebbe il Gran Consiglio».
Andando nella carne viva, per Agustoni «bisognerà in ogni modo passare dal contenimento della spesa, e dal non trascurabile fatto che se stando ai loro calcoli il 60% della popolazione avrebbe un vantaggio, vuol dire che ci sarebbe un 40% chiamato alla cassa. Non è una quota trascurabile, e bisognerà valutare di fino l'impatto che avrebbe su questa fascia. E i super ricchi non sono certamente il 40% della popolazione, dentro c’è anche gente normale».
Concludendo, per il capogruppo del Centro «se l'iniziativa venisse approvata ci sarebbe comunque qualche mese di tempo per capire come fare con le coperture, anche a dipendenza dell'evoluzione di altri elementi dei conti dello Stato». E quei quattro ticinesi su 10 che avrebbero maggiori spese, «hanno al loro interno anche chi ha un premio sotto al 10% del reddito disponibile, ma non hanno chissà quali disponibilità finanziarie e dovranno oltretutto avere un aumento d'imposta».