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Ffs Cargo: non si lasci ma si raddoppi

Con l’incomprensibile decisione di chiudere otto terminal – di cui ben due, neanche a dirlo, in Ticino – Ffs Cargo dimostra di non credere più in un sistema di trasporto merci su rotaia. Un segnale grave, che va in direzione opposta rispetto alla volontà popolare espressa chiaramente con l’Iniziativa delle Alpi, che ha inserito nella Costituzione federale l’obiettivo del trasferimento del traffico merci dalla strada alla ferrovia.

Una decisione ancora più assurda se pensiamo ai miliardi spesi per AlpTransit, che, ancora incompleto nella sua parte sud, avrebbe dovuto proprio garantire un cambio di paradigma nella mobilità. Il colpo per il Ticino, e in particolare per il Mendrisiotto già soffocato da Tir e traffico pendolare, è durissimo. Oggi la ferrovia resta l’unica alternativa sostenibile e immediatamente accessibile per affrontare l’emergenza traffico e tutelare il nostro territorio. La chiusura dei due terminal ticinesi porta inoltre con sé una conseguenza immediata e gravissima: la soppressione di 40 posti di lavoro altamente qualificati, difficilmente riconvertibili. Si colpiscono persone reali, famiglie, vite. Si mette ulteriormente sotto pressione un tessuto sociale già fragile, con il rischio di aumentare la dipendenza dai sussidi statali per sopperire alle mancanze del mercato del lavoro.

Siamo di fronte all’ennesima prova del fallimento delle politiche federali in ambito di traffico e trasporti. Ma anche di un problema più profondo: la progressiva privatizzazione di settori strategici. Come abbiamo già visto per la Posta e Swisscom, le ex Regie Federali – pur rimanendo formalmente di proprietà pubblica – sono state trasformate in società anonime, sottoposte a logiche di mercato. Questo ha comportato una privatizzazione di fatto, con crescenti esternalizzazioni, riduzioni di personale, e un’attenzione al profitto che ha spesso sacrificato la qualità del servizio e la sua accessibilità per tutti. È tempo di un cambio di rotta deciso. Come ticinesi abbiamo il dovere di difendere ogni posto di lavoro e di rivendicare con forza il valore strategico del trasporto merci su ferrovia. Un settore d’avanguardia, sostenibile, capace di portare benefici ambientali, sociali ed economici. Oggi non ha alcun senso disinvestire: al contrario, serve rilanciare, rafforzare, investire con coraggio e lungimiranza in un’infrastruttura pubblica che ci proietta nel futuro.

Non dobbiamo accettare che ancora una volta si riducano dei servizi necessari, che portano benefici al territorio e che permettono una migliore qualità di vita. Si investa nel trasporto merci su rotaia di più e con più coraggio. Il 29.8 aderiamo in massa come ticinesi alla manifestazione indetta a Mendrisio, per mandare un chiaro segnale ai burocrati di Berna: non accetteremo e non accettiamo più compromessi che si basano sul sacrificio dei/delle lavoratori/trici e dei/delle cittadini/e.