Nessun passo indietro sebbene sia indagato per violazione del segreto d’ufficio nel caso Polcom Locarno. Parte della politica chiede un ripensamento
Un mandato opportuno, e perciò da confermare, alla luce di quanto emerso a carico di Marco Bertoli? Mentre sollecitato dalla redazione il Municipio di Bellinzona getta acqua sul fuoco, la politica si attiva con un’interrogazione. Tema, l’inchiesta penale che vede coinvolto, in veste di imputato, l’avvocato Bertoli (che in politica è sindaco Plr di Cadenazzo e granconsigliere) nell’ambito di una segnalazione per violazione del segreto d’ufficio fatta nel contesto dell’inchiesta amministrativa a lui affidata tre anni fa dal Municipio di Locarno per fare luce sul clima interno al Corpo di polizia di quella città. Accusa di cui si è saputo solo ieri grazie a un articolo pubblicato dal nostro giornale.
Questo mentre Bertoli si appresta ad avviare – così incaricato dall’Esecutivo bellinzonese, finora ignaro della pendenza penale – un’analoga verifica amministrativa sulle molte criticità emerse nei Servizi sociali comunali e all’Autorità regionale di protezione. Due inchieste amministrative simili dunque e un’accusa penale (respinta da Bertoli, dichiaratosi innocente e del tutto tranquillo al riguardo) che rischia di sollevare dubbi o timori fra i collaboratori di Bellinzona da sentire. Specialmente qualora il Ministero pubblico dovesse prossimamente concludere per una responsabilità penale di Bertoli e firmare un decreto d’accusa con tanto di proposta di condanna.
Sottoposto al Municipio questo quadro e alcune domande, fra cui una incentrata sull’opportunità o meno di confermare il mandato a Bertoli, il vicesindaco Fabio Käppeli risponde via e-mail a nome dell’Esecutivo (sindaco assente all’estero): “Il Municipio ha conferito l’incarico all’avvocato Bertoli perché ritenuta persona competente ed esperta per un’inchiesta di questo tipo, e non intende commentare controversie personali scaturite da precedenti situazioni che hanno visto l’incaricato nella medesima posizione, senza che queste abbiano alcuna relazione con il presente procedimento amministrativo. Teniamo infatti a precisare che non si tratta né di un procedimento penale o di un processo civile, ma di inchiesta amministrativa avente quale unico fine quello di approfondire e verificare le situazioni evocate dal rapporto del Laboratorio di psicopatologia del lavoro”. Nessun passo indietro del Municipio dunque, e nessun commento (richiesto) sul fatto di non essere stato messo al corrente, dal diretto interessato, dell’inchiesta penale in corso a suo carico.
La questione registra dunque una seconda interrogazione al Municipio dopo la prima già pendente dal 2 luglio che evidenzia le varie situazioni problematiche denunciate da una dozzina di dipendenti nei confronti della responsabile dei Servizi sociali e dell’Arp e perciò sollecita l’avvio di un’inchiesta amministrativa, passo come detto nel frattempo compiuto. Prima firmataria, anche questa volta, Lorenza Giorla-Röhrenbach a nome del gruppo Verdi/Forum alternativo/Indipendenti. Al suo fianco, come prima, il gruppo Più Donne/Noce/Avanti con Ticino&Lavoro, il gruppo Mps, due membri dell’Unità di sinistra e un leghista. Ma non i due consiglieri liberali-radicali, essendo come detto Bertoli sindaco e deputato del medesimo partito.
La situazione descritta ieri da ‘laRegione’, si legge, “solleva comprensibili interrogativi sulle implicazioni politiche, istituzionali e operative che la scelta di incaricare Marco Bertoli potrebbe avere nel contesto attuale”. Seguono alcune domande di dettaglio, volte a capire anzitutto se il Municipio fosse al corrente dell’indagine in corso a carico di Bertoli al momento del conferimento dell’incarico. La risposta, come detto prima, è negativa, e perciò gli interroganti chiedono se il Municipio non intenda riconsiderare la decisione alla luce dei fatti emersi.
E ancora: quali criteri hanno guidato la scelta di Bertoli per un incarico così delicato? Sono stati presi in considerazione altri profili? L’incarico è vincolato da clausole che ne permettano la sospensione o revoca in caso di criticità sopraggiunte? Anche considerando il principio della presunzione d’innocenza, e tenuto conto che Marco Bertoli si è detto tranquillo in merito all’accusa, “non ritiene il Municipio che vi sia comunque una questione di opportunità istituzionale nella conferma dell’incarico? Ritiene opportuno che il personale dei Servizi sociali e dell’Arp venga audito dall’avvocato Bertoli, considerando che su di lui grava il sospetto di aver divulgato (ndr: al giornalista di un media ticinese a sua volta indagato per diffamazione) informazioni riservate nel precedente caso analogo della Polcom di Locarno, circostanza che potrebbe generare imbarazzo o difficoltà nell’ambito dell’audizione?”.
Infine l’interrogazione si sofferma sulle cariche politiche ricoperte da Bertoli: “Non ritiene il Municipio che sussista un potenziale conflitto di opportunità considerato che egli riveste contemporaneamente il ruolo di sindaco del Comune di Cadenazzo, appartenente al comprensorio Arp 15, e di membro della Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio, attualmente coinvolta nella trattazione del progetto di riorganizzazione cantonale del sistema Arp?”. Letta la situazione puntuale nel contesto generale, gli interroganti concludono affermando che l’atto parlamentare “intende stimolare una riflessione più ampia su opportunità, trasparenza e coerenza istituzionale, soprattutto in contesti delicati che richiedono piena fiducia da parte di collaboratori, cittadinanza e opinione pubblica”.